Un amore impossibile quanto tenace lega fin dall'infanzia Victoria, la
figlia del castellano, e Johannes, il figlio del mugnaio. Divisi dalle
circostanze e dall'estrazione sociale, riescono nondimeno a condividere
fugaci momenti di libertà, giocando assieme nel bosco, sull'isola degli
uccelli e nella cava di granito. Poi le loro strade si separano quando
Johannes si trasferisce in città per proseguire gli studi, ottenendo
presto successo come scrittore e poeta. Ma nulla è mutato tra i due
innamorati, che continuano a vivere ogni loro pensiero, ogni emozione,
ogni evento della loro esistenza attraverso la lente di questo
sentimento invincibile, così radicato che neppure da adulti riescono a
tacitarlo, macerandosi in un tormento che impedisce loro di vivere a
pieno la giovinezza e di crearsi un futuro con altri. Le esigenze della
famiglia di Victoria sembrano infine decidere il destino dei due, quando
la giovane viene fidanzata al figlio del ciambellano. Un incidente di
caccia impedirà questo matrimonio, ma metterà anche in moto una
concatenazione di eventi che si concluderà con un tragico epilogo.
Ho scoperto Victoria per caso, facendo un giro in bibliteca e leggendo la trama ho deciso di dargli un'occasione, nonostante non ne avessi mai sentito parlare.
La storia raccontata da Knut Hamsun, autore norvegese di fine ottocento, è quella del figlio di un mugnaio e della figlia di un castellano. Appartenenti a due classi diverse della società, i due si troveranno costretti a nascondere il loro amore e a rifiutarlo. Victoria non è però la storia di un amore, ma è una storia sull'amore, di cui vengono analizzate le diverse sfacettature in diversi ed estesi passaggi. Vengono analizzati diversi tipi d'amore, soprattutto attraverso le diverse relazioni che ci vengono descritte all'interno della narrazione, storie che si intrecciano a quella di Johannes e di Victoria e che confluiscono in un unica storia.
Nonostante ci siano stati diversi passaggi che mi hanno colpito molto per la loro delicatezza e bellezza, questo libro mi è risultato, nel complesso, confusionario, pieno di digressioni inutili e con discorsi fin troppo dispersivi e vuoti. Ho fatto molta fatica a tenere il passo della narrazione, che spesso si perdeva, cambiava soggetto, luogo o elementi della narrazione senza che il lettore potesse accorgersi del cambiamento. Ho dovuto rileggere alcuni passi diverse volte e la cosa mi ha irritata parecchio.
Lo stile dell'autore è molto complesso, i suoi dialoghi pieni di parole che non servono a niente, con discussioni che non portano da nessuna parte e molto spesso ripetitive e noiose. I personaggi sono sempre uguali a loro stessi, cambiano umore, ma rimangono statici nelle loro posizioni, burattini maneggiati dalla forza dell'amore.
Oltre a raccontarci il sentimento più potente al mondo, Hamsun ci parla dell'artista e della sua follia creativa, una forza che può travolgere colui che la possiede. Anche alcuni passaggi dedicati alla vena artistica di Johannes sono molto belli e particolarmente rilevanti, ma non contribuiscono a rendere la lettura più piacevole, semmai più dispersiva.
Insomma, forse questo romanzo non l'ho capito io, forse non era la storia che faceva al caso mio, ma mi vedo costretta a bocciarlo perchè per quanto la sua scrittura possa essere poetica, Hamsun non è riuscito a catturarmi con la sua storia, non mi ha fatta innamorare dei suoi personaggi e non mi ha trasmesso molte emozioni. Per me è un no, ma magari ad alcuni di voi, soprattutto a coloro a cui piacciono le storie senza una vera e propria trama, piene di flussi di coscenza e di tante digressioni, potrebbe piacere, chissà!
Cosa ne pensate? Lo avete letto o avete intenzione di farlo?
Al prossimo post,
Nali <3
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